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Possiedi questa moto? Ottime notizie, puoi smettere di pagare il bollo

C’è una categoria di moto che consente di accedere a determinate agevolazioni fiscali: tra queste, l’esenzione dal pagamento del bollo. 

Forse non tutti sanno che, tra esenzioni e riduzioni, il bollo per alcuni veicoli è soggetto a condizioni particolari che variano In base alll’età del mezzo. Parlando di di moto storiche, ad esempio, non ci si riferisce solo a gioielli da collezione di trent’anni o più, ma anche a quelle “più giovani”, con almeno vent’anni sulle spalle, che rientrano entro specifiche condizioni.

Bollo moto, questi modelli sono esenti dal pagamento (Gilerarv200.it)

Le moto storiche ultratrentennali sono al centro di una delle agevolazioni più vantaggiose: non sono tenute a pagare il bollo annuale, ottenendo un’esenzione completa. A differenza di quanto accade con altre tipologie di mezzi, questa esenzione non richiede alcuna domanda o iscrizione a registri storici; una volta raggiunti i trent’anni, ogni moto entra automaticamente nel club dei privilegiati. È però importante ricordare che, se si desidera far circolare la moto su strade pubbliche, si deve comunque pagare una tassa di circolazione annuale, il cui importo varia in base alla Regione di residenza, ma generalmente si aggira tra i 15 e i 20 euro. Non è un costo elevato, eppure permette di continuare a utilizzare la propria moto senza incorrere in sanzioni.

Moto storiche: esentate dal pagamento del bollo

Per le moto con età compresa tra i venti e i ventinove anni, le condizioni sono altrettanto interessanti. La legge 145 del 2018, in vigore dal 2019, consente a chi possiede una moto di interesse storico di godere di uno sconto sul bollo del 50%, purché il veicolo sia registrato con il Certificato di Rilevanza Storica (CRS) rilasciato da ASI, l’Automotoclub Storico Italiano, o dalla Federazione Motociclistica Italiana (FMI). Per queste moto, quindi, non basta l’età: è necessario che abbiano mantenuto le caratteristiche di fabbrica e siano considerate veicoli di interesse storico. Con il CRS in mano, si può richiedere alla Motorizzazione Civile l’aggiornamento del libretto di circolazione, per ufficializzare il carattere storico del mezzo e poter così godere delle riduzioni.

Quali moto sono esenti dal pagamento del bollo (Gilerarv200.it)

In alcune Regioni, come l’Emilia Romagna, la Lombardia e nella provincia autonoma di Trento, l’esenzione per le moto ultraventennali è addirittura totale. Qui, i vantaggi per i proprietari di moto storiche sono ancora più significativi, con un risparmio che non si limita al 50% ma copre l’intero importo.

La tua moto ha compiuto 30 anni? Niente più bollo

Non è tutto: possedere una moto storica permette di risparmiare anche sull’assicurazione. Le compagnie assicurative, infatti, applicano premi più bassi per questi veicoli, riconoscendo che spesso vengono utilizzati in occasioni particolari e non su base quotidiana. Inoltre, grazie ai comparatori online come Segugio.it, è possibile trovare rapidamente l’offerta assicurativa più conveniente, adattata al profilo del proprietario.

Facciamo un esempio pratico per aiutare a comprendere meglio il risparmio possibile: per un motociclista di 45 anni, che desidera assicurare una Vespa Piaggio 125 ET4 immatricolata nel 1999, l’assicurazione Genertel può offrire una copertura annuale a un prezzo davvero competitivo. Questa polizza permette la guida della moto a conducenti esperti, con più di 23 anni, ma prevede una franchigia qualora alla guida ci fosse un minorenne. Le coperture assicurative includono anche danni involontari causati dai passeggeri e danni a terzi derivanti da eventi come incendi.

Il mondo delle moto storiche è una realtà affascinante che mette insieme passione per i motori e vantaggi economici. Possedere un veicolo storico significa pertanto godere di agevolazioni importanti: l’amore per determinati modelli viene premiato (ecco, ad esempio, quelli che fecero la storia negli anni ’90 e che ancora oggi sono ricercati).

 

Bollo, origini e storia

 

Il bollo auto è una delle imposte più conosciute dagli italiani, un tributo annuale che ogni possessore di veicolo deve versare. Eppure, non tutti sanno che il bollo per la circolazione ha una storia lunga e complessa, che risale a più di un secolo fa. Questa imposta ha attraversato diverse trasformazioni e modifiche, adattandosi ai mutamenti delle politiche fiscali e dell’industria automobilistica, fino a diventare ciò che conosciamo oggi.

Come nasce il bollo auto?

La storia del bollo auto affonda le sue radici alla fine del XIX secolo, quando l’automobile era una rarità destinata a pochi privilegiati. La rapida diffusione dei veicoli a motore in Europa e nel mondo portò ben presto alla necessità di regolamentarne la circolazione e la proprietà. Fu proprio per questi motivi che vennero introdotti i primi sistemi di tassazione sui veicoli, ideati inizialmente per limitare l’uso delle auto nelle città più trafficate e per finanziare le infrastrutture stradali, che dovevano essere adattate per consentire la circolazione di questi nuovi mezzi.

Le prime forme di tassa automobilistica, a livello internazionale, nacquero come una sorta di contributo alla manutenzione delle strade. Le strade, fino ad allora pensate per carri e carrozze, non erano preparate al passaggio delle automobili, più veloci e pesanti. I governi europei, pertanto, introdussero imposte per coprire le spese di riparazione e ampliamento delle infrastrutture viarie. Tra i primi Paesi a introdurre un sistema di tassazione sugli autoveicoli ci fu il Regno Unito, dove, già nei primi anni del Novecento, venne introdotta una tassa di possesso sui mezzi motorizzati.

L’introduzione del bollo auto in Italia

In Italia, il bollo per la circolazione è nato ufficialmente come tassa di circolazione intorno alla metà del XX secolo. Fino agli anni Sessanta, in Italia esisteva una tassa sugli autoveicoli basata principalmente sull’uso effettivo del veicolo. Questo tipo di tassa prendeva in considerazione l’effettiva circolazione del mezzo sulle strade italiane. Negli anni successivi, la tassa di circolazione iniziò a essere legata al possesso dell’auto, indipendentemente dall’utilizzo. Ciò significava che i proprietari dovevano pagare un’imposta annuale semplicemente per il fatto di possedere un’automobile, anche se questa rimaneva parcheggiata in garage.

L’idea di tassare la proprietà dell’auto si consolidò negli anni Settanta, in concomitanza con il boom economico e l’aumento vertiginoso del numero di automobili sulle strade italiane. Il governo dell’epoca decise che sarebbe stato più equo applicare un’imposta che non fosse legata all’utilizzo ma al semplice possesso. In questo modo, la tassa automobilistica divenne un tributo annuale fisso, calcolato inizialmente sulla base della potenza del motore del veicolo.

L’evoluzione del bollo: dalle cilindrate alle emissioni

Con il passare del tempo, il bollo auto ha subito diverse trasformazioni, adattandosi ai cambiamenti della società e alle nuove esigenze ambientali. Fino agli anni Ottanta, il bollo era calcolato sulla cilindrata del motore, un criterio che rimase in vigore per molti anni e che ancora oggi è utilizzato in parte per calcolare l’importo della tassa. Tuttavia, l’introduzione delle norme anti-inquinamento e la crescente consapevolezza dei danni causati dalle emissioni hanno portato a una revisione dei criteri per il calcolo del bollo auto.

A partire dagli anni Novanta, alcuni governi iniziarono a introdurre agevolazioni per i veicoli meno inquinanti, incentivando l’utilizzo di auto con basse emissioni di CO2. Si trattava di un primo passo verso una tassa più equa e sostenibile, che avrebbe premiato chi adottava veicoli ecologici, e penalizzato invece chi continuava a usare automobili con alti livelli di inquinamento. Questo processo ha portato all’introduzione di sconti e agevolazioni per i veicoli elettrici e ibridi, che oggi sono esenti o soggetti a una tassa ridotta in molte regioni italiane.

L’attenzione all’ambiente ha trasformato il bollo auto in un tributo “ecologico”, che non solo tassa il possesso di un veicolo ma promuove indirettamente la riduzione delle emissioni. La tassa attuale, infatti, varia a seconda della regione e del tipo di motorizzazione: le automobili con motori più potenti e ad alto impatto ambientale pagano importi più elevati, mentre i veicoli a basse emissioni beneficiano di esenzioni e riduzioni significative.

Il bollo auto oggi: una tassa di possesso con scopo sociale

Oggi, il bollo auto è considerato una tassa di possesso, indipendentemente dall’effettivo utilizzo del veicolo. Ogni proprietario di un’automobile deve pagare il bollo annualmente secondo le tariffe stabilite dalla propria regione di residenza. Questa imposta non è più un semplice tributo destinato alla manutenzione delle strade, ma è diventata una fonte di entrate per le amministrazioni regionali, utilizzata per finanziare diversi servizi pubblici. La regionalizzazione della tassa ha permesso a ciascuna regione di adottare agevolazioni e sconti per i residenti, con una gestione delle tariffe che può variare sensibilmente da una zona all’altra.

Le modalità di calcolo e le esenzioni del bollo auto sono diventate, nel tempo, un modo per rispondere anche a specifiche esigenze sociali. Ad esempio, in molte regioni sono previste esenzioni per i disabili, le auto d’epoca e i veicoli utilizzati da determinate categorie professionali. Allo stesso tempo, le politiche ambientali hanno portato a una serie di incentivi per chi acquista veicoli a basse emissioni, come le auto elettriche o ibride, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento atmosferico nelle città italiane.

Una tassa che guarda al futuro

La storia del bollo auto dimostra come una semplice imposta possa evolversi e adattarsi ai cambiamenti della società e dell’ambiente. Se in passato il bollo auto era visto come un contributo per le strade, oggi è diventato un simbolo di sostenibilità e di responsabilità sociale. La transizione verso una mobilità sostenibile sta spingendo molte amministrazioni a incentivare l’uso di veicoli ecologici, ed è probabile che in futuro il bollo auto continui a trasformarsi per riflettere queste nuove esigenze.

Le continue innovazioni tecnologiche e la crescente diffusione di auto elettriche potrebbero portare, nei prossimi anni, a una vera e propria rivoluzione nel sistema della tassa automobilistica. Già oggi, l’aumento dei veicoli elettrici solleva nuove domande sul futuro del bollo auto: come sarà calcolato, e quale sarà la sua funzione principale? Molti esperti ritengono che il sistema di tassazione sui veicoli dovrà adattarsi alla nuova mobilità sostenibile, promuovendo l’utilizzo di tecnologie a zero emissioni e riducendo progressivamente il peso fiscale sulle auto ecologiche.

Il bollo auto, nato come semplice tassa di circolazione, è diventato negli anni uno strumento per sostenere il bilancio delle regioni e, allo stesso tempo, un incentivo verso un futuro più sostenibile. Una tassa che ha radici profonde e che, in un modo o nell’altro, continuerà ad accompagnare gli automobilisti italiani per molto tempo.

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Emanuela Toparelli

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