Si torna a parla dell’omicidio di Marco Vannini: a nove anni dai fatti, se ne occupa un programma Rai e arriva una notizia beffa per i familiari.
La seconda stagione di Delitti in famiglia, in onda su Rai 2 dal 26 ottobre, vede il giornalista Stefano Nazzi raccontare alcuni dei più noti casi di omicidio avvenuti in ambito familiare in Italia. La serie di documentari si apre con l’omicidio di Marco Vannini, avvenuto in una villetta di Ladispoli il 17 maggio di nove anni fa e al centro di un complesso iter giudiziario.
Questa serie di realtà in onda su Rai 2, nelle puntate successive, tratterà anche il “killer delle fidanzate” Luca Delfino, il caso di Chiara Poggi, e i figli dei femminicidi. Il caso Marco Vannini è stato un cold case che ha avuto molta risonanza nell’opinione pubblica, proprio per le modalità in cui il delitto è avvenuto e per il tentativo della famiglia Ciontoli di nascondere quello che era realmente accaduto.
Come si ricorderà, il giovane Marco Vannini non morì nella villetta dove venne sparato, in circostanze rimaste peraltro in parte misteriose e da chiarire, ma al PIT di Ladispoli, dove venne accompagnato in ambulanza in codice verde, proprio perché la famiglia della sua fidanzata avrebbe nascosto ai soccorritori la gravità di quello che era accaduto.
Per anni, Marina e Valerio, i genitori del ragazzo, non hanno smesso di cercare la verità e chiedere giustizia per quanto avvenuto al figlio, fino al verdetto definitivo della Cassazione, che ha condannato a 14 anni di carcere per Antonio Ciontoli, il “suocero” del giovane, con l’accusa di omicidio con dolo eventuale, e a 9 anni il resto della famiglia, Martina, la fidanzata di Vannini, sua mamma Maria Pizzillo e suo fratello Federico.
Di recente, su un sito di una nota immobiliare, è apparso l’annuncio della messa all’asta della villetta di Ladispoli dove il ragazzo venne sparato, verosimilmente dal padre della sua fidanzata. La base d’asta è stata fissata a 157.500 euro e secondo quanto si apprende, quei soldi dovrebbero andare alla famiglia di Marco Vannini a titolo di risarcimento.
Il condizionale è d’obbligo, perché secondo Alessandro Gnazi, legale dei coniugi Vannini, quello che potrebbe accadere – e nella migliore delle ipotesi, ovvero che venga venduta la casa, accadrà – rappresenta l’ennesima beffa per i genitori di Marco Vannini, dopo anni di sofferenze e bugie. Stando all’avvocato, il ricavato della vendita della villetta andrà principalmente un istituto bancario.
Questo avverrà a causa di un prestito di 80mila euro che i Ciontoli ottennero subito dopo il delitto, usando la casa come garanzia. Le rate di quel prestito non sarebbero mai state pagate, sostiene il legale, quindi i genitori di Marco Vannini riceveranno solo una piccola parte dell’importo ottenuto dalla vendita, dopo che questa avrà coperto debiti e interessi bancari.
Una situazione paradossale, rispetto alla quale Valerio Vannini ha espresso il proprio giudizio, evidenziando che non solo i Ciontoli non avrebbero fatto nulla per salvare il figlio, ma addirittura si sarebbero mossi – immediatamente dopo il delitto – per il loro mero tornaconto personale, “pensando di poter recuperare tutto e vendendo anche dei beni in loro possesso”.
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