Gli ambientalisti contro il motoraduno: interviene anche il prefetto, ecco come è andata a finire tra mille polemiche.
Le strade di montagna attirano un flusso crescente di visitatori in cerca di aria pura, panorami mozzafiato e un senso di libertà che solo le alture riescono a regalare. Tuttavia, il richiamo della montagna non riguarda soltanto gli escursionisti a piedi, ma anche numerosi motociclisti che vedono questi percorsi come la meta ideale per i raduni annuali.
Anche nel weekend che sta arrivando, per il Ponte di Ognissanti, si prevedono su tutto il territorio nazionale decine di raduni, che sono pronti ad accogliere migliaia e migliaia di appassionati. A volte, questi raduni avvengono in nome di un giovane scomparso tragicamente e sono all’insegna della solidarietà. Dunque, rappresentano per alcuni una tradizione radicata e un’occasione per riunirsi e condividere una passione.
Perché si ritengono i motoraduni un problema per l’ambiente?
C’è però il rovescio della medaglia: le preoccupazioni legate alla tutela ambientale e alla sicurezza del territorio montano sono cresciute negli ultimi anni, portando alla necessità di un equilibrio tra l’accesso turistico e la preservazione dell’ambiente naturale. Per tale ragione, soprattutto sulle aree alpine e appenniniche del Paese, i motoraduni sono diventati un problema.
L’afflusso di veicoli a motore nelle aree ecologicamente sensibili solleva dibattiti riguardo l’impatto sulla fauna, la flora e la tranquillità degli abitanti del luogo. Per quanto una persona possa amare il mondo delle due ruote, risulta in casi come questi molto difficile dare torto ai detrattori di questo genere di iniziative impattanti su territori sicuramente fragili.
Le associazioni ambientaliste, che sostengono una fruizione rispettosa delle risorse naturali, chiedono interventi mirati per ridurre l’impatto di questi eventi, come è accaduto qualche settimana fa, in vista dell’edizione 2024 del motoraduno sulle Alpi torinesi, quando è intervenuto direttamente addirittura il prefetto di Torino, Donato Cafagna.
La decisione del prefetto è giusta o sbagliata?
La decisione del prefetto nasce dopo quanto avvenuto un anno prima, quando un’organizzazione ambientalista locale aveva espresso preoccupazioni sull’impatto ambientale del raduno. Non solo: a quanto pare, gli organizzatori quest’anno non avrebbero fatto tutte le adeguate richieste. Chiaramente, come sempre in questi casi, è sorto anche un vero e proprio rimpallo di responsabilità e accuse.
Non manca chiaramente anche la polemica politica, con la sindaca di Bardonecchia, Chiara Rossetti, che ha sottolineato come l’obiettivo sia di trovare un equilibrio tra turismo e tutela del territorio, spiegando che chi ha prenotazioni alberghiere avrebbe potuto comunque accedere all’area interdetta dall’ordinanza del prefetto. Questa aveva limitato la circolazione lungo un tratto della Provinciale 235 di Rochemolles.
Mancavano, a detta del prefetto, le autorizzazioni considerate essenziali per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico. Nel dibattito pubblico, sono poi emersi i rischi legati alla fragilità del territorio, per cui si rendono necessarie decisioni come il divieto di campeggio oppure emergono le difficoltà di comunicazione in caso di emergenza per la scarsa copertura telefonica.