Anche in Italia sta avendo sempre maggiore diffusione il nuovo carburante ecologico che ci dovrebbe far dimenticare del diesel: ma è davvero così?
In Italia sta crescendo l’interesse per un nuovo carburante ecologico che potrebbe sostituire il diesel: si tratta di un carburante, prodotto da fonti rinnovabili come gli scarti vegetali, che permette di ridurre le emissioni di CO₂ tra il 60% e il 90%, rappresentando un’alternativa più sostenibile rispetto al diesel tradizionale. Il carburante ecologico è sempre più presente nelle stazioni di rifornimento.
Il suo nome è diesel HVO (Hydrotreated Vegetable Oil) e a quanto pare ha un costo anche relativamente minore del diesel tradizionale: anche grandi distributori come ENI e Tamoil stanno ampliando la disponibilità di questo carburante, contribuendo a promuovere un’opzione più verde per i trasporti. Tutto questo in attesa di quando diesel e benzina dovrebbero scomparire.
Ma è davvero l’opzione migliore per risparmiare in maniera ecologica? Bisogna essere chiari: come ogni novità che si rispetti in fatto di motori, anche questo nuovo carburante ha dei pro e dei contro e prima di gridare alla rivoluzione, bisognerebbe fare i conti con la realtà. Comprendere quali sono i limiti di questo carburante, peraltro, potrebbe aiutarci nella scelta anche nell’acquisto di un nuovo veicolo.
Innanzitutto, non tutti i veicoli diesel sono compatibili, ma solo quelli di ultima generazione, poi in secondo luogo ha una densità inferiore che può aumentare leggermente i consumi e tende a deteriorarsi se contaminato da acqua. Anche sul prezzo, stando agli esperti, ci sarebbe da ragionare: il fatto che oggi sia inferiore per ragioni promozionali, non vuol dire che si possa poi speculare in futuro, aumentandolo.
Il valore di questo carburante è destinato a crescere esponenzialmente: nel 2022, il suo valore di mercato era stimato in 20,05 miliardi di dollari, ma nel 2031 si prevede che conquisterà sempre più fette di mercato, raggiungendo la cifra di 111,46 miliardi di dollari. Chi lo sponsorizza sostiene che questo carburante offre costi di manutenzione più bassi grazie a un rischio di degradazione ridotto.
Si prevede che l’industria automobilistica utilizzerà l’HVO più frequentemente negli anni a venire grazie al suo miglior chilometraggio, alle minori emissioni di carbonio e gas serra e alla minore dipendenza dai combustibili fossili non rinnovabili. Anche ENI – come detto – sta facendo la sua parte e prevede che i biocarburanti derivati da olio vegetale, olio da cucina avanzato e grasso saranno fondamentali per la decarbonizzazione.
Nell’immediato, il suo principale utilizzo dovrebbe essere nel settore dei trasporti su larga scala: l’HVO, infatti, promette un carburante più sostenibile che ora può essere utilizzato nei motori diesel standard Euro 6 e può ridurre le emissioni di un camion fino al 90%. Dunque, potrebbe fungere da faro per le aziende di trasporto su strada, di fronte a leggi che si faranno sempre più severe.
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